il Nome nel testo. Rivista internazionale di onomastica letteraria
https://innt.it/innt
<p>Fondata nel 1999, “il Nome nel testo – Rivista internazionale di onomastica letteraria” (= iNnt) accoglie studi sulle caratteristiche e funzioni dei Nomi Propri (andronimi e toponimi) nelle opere letterarie, ma in genere nelle opere artistiche delle varie culture. Essa intende ovviare a una carenza nell’ambito dei periodici di onomastica, italiani e non, che hanno interessi prevalentemente linguistici. L’onomastica letteraria ha visto negli ultimi tempi una crescente attenzione degli studiosi, anche in rapporto con la fondazione a Pisa, alla fine del 1993, dell’associazione “Onomastica & Letteratura” (O&L), che organizza annualmente convegni a partire dal 1995. La rivista non è il periodico ufficiale di O&L, ma persegue gli stessi scopi ed è stata ideata e voluta per ospitare non solo i risultati degli studi presentati durante i convegni dell’associazione, ma anche quelli di altre ricerche onomastico-letterarie, relative a qualsiasi cultura, svolte in Italia e all'estero, senza preclusioni nei confronti di alcuna ideologia, metodologia critica o scuola. La rivista è così un luogo di convergenza e cooperazione tra linguisti e letterati, come quest’ambito disciplinare impone.</p> <p> </p> <p>“il Nome nel testo” esce con cadenza annuale. Lingue ufficiali sono, oltre all’italiano, il francese, l’inglese, lo spagnolo e il tedesco.</p>it-ITil Nome nel testo. Rivista internazionale di onomastica letteraria1591-7622Il nome della vergogna: la signora Chominowa
https://innt.it/innt/article/view/920
<p>Questo saggio mira a illustrare l’evoluzione del nome “Chominowa” nella coscienza collettiva polacca. Inizialmente menzionato in una poesia di Zuzanna Ginczanka come la donna che denunciò la poetessa alla polizia nazista nel 1942, questo nome gradualmente divenne il simbolo di tutti i Polacchi che collaborarono con gli occupanti tedeschi. La sua evoluzione in antonomasia raggiunse il suo apice nel 2020 con l’inaugurazione dell’installazione artistica di Adam Rzepecki – una composizione al neon gialla con il nome “Chominowa”. Le controversie attorno a questa installazione possono essere attribuite alla tabuizzazione della memoria collettiva polacca, che spesso sorvola sugli aspetti più oscuri della storia come il collaborazionismo, nel tentativo di rappresentare un’identità nazionale purificata da colpe.</p>Alessandro Amenta
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.920Memorie 'epiche' nella storia d'Italia
https://innt.it/innt/article/view/921
<p>All’intersezione tra annali romani, cronache del XIV secolo, ballate epico-cavalleresche, romanzi romantici e ‘articoli neri’, Antonio Russello, nato a Favara (1921 - Castelfranco Veneto 2001), scrisse tra il 1979 e il 1980 una narrazione che ripercorre a ritroso la storia d’Italia. Inizia con l’assassinio di Aldo Moro e culmina alle Idi di Marzo, segnando la fine di Cesare e la transizione della Repubblica verso l’Impero. Intitolato <em>Lo Sfascismo</em>, questo <em>pamphlet</em> evoca momenti storici cruciali in cui, nel perseguimento di un leader forte, l’Italia ‘si sfascia’ ripetutamente. Ogni epoca risuona con nomi, luoghi e testi in cui l’eroe del momento (esaltato attraverso una formula onomastica modellata <em>ad hoc</em> (Moraldo, da Aldo Moro, Zaccagninbenito, Cavourbensocamillo, Emmanuelvittorio, Cesaregiulio, ecc.) incontra la sua caduta. È un percorso che disfa il filo a ritroso, con ogni nome evocato che funge da canale per l’intertestualità.</p>Marina Castiglione
Copyright (c) 2024 Marina Castiglione
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.921Proust in Baviera: i Guermantes
https://innt.it/innt/article/view/922
<p>È ampiamente riconosciuto che i nomi giocano un ruolo fondamentale nelle narrazioni proustiane. Le personalità e le storie dei personaggi sono intricatamente tessute attraverso i loro nomi, che fungono da elementi cruciali nello sviluppo della trama. Nel contesto dei titoli nobiliari, i nomi assumono caratteristiche toponimiche, tracciando non solo le storie personali dei protagonisti, ma anche i luoghi che attraversano all’interno della narrazione. Concentrandoci sulle occorrenze di ‘Bavière’, in questo articolo miriamo a illustrare i passaggi testuali e avantestuali che rivelano l’evoluzione dei titoli nobiliari dei personaggi. Esaminiamo questa evoluzione attraverso una lente endogenetica ed esogenetica, analizzando i riferimenti alla storia e alla contemporaneità da parte dell’autore.</p>Ludovica De AngelisLudovico Monaci
Copyright (c) 2024 Ludovica De Angelis, Ludovico Monaci
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.922I nomi cancellati
https://innt.it/innt/article/view/923
<p>Nonostante la sua forma, il termine <em>damnatio memoriae</em> non fu mai esplicitamente utilizzato nell’antichità. È invocato in relazione al mondo romano per indicare una serie di intricati attacchi alla memoria degli avversari sconfitti. Tale espressione fa riferimento a varie azioni pubbliche e politiche come la distruzione di statue e monumenti, così come la cancellazione di iscrizioni. Numerosi esempi letterari, tuttavia, indicano che non serviva solo come mezzo di annullamento e oblio, ma come strumento per screditare un nemico, ottenendo che fosse ricordato nel modo più negativo possibile. In tale processo, il nome dell’individuo veniva inevitabilmente compromesso.</p>Anna Ferrari
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.923Lo strappo nel "Cuore di seta"
https://innt.it/innt/article/view/924
<p>Il documento esplora il settore dell’onomastica nel contesto della migrazione analizzando il romanzo autobiografico di Shi Yang Shi, <em>Cuore di Seta</em>. Attraverso il viaggio del protagonista dalla Cina all’Italia, la narrazione svela il profondo significato dei nomi nel processo di ricostruzione dell’identità, vissuto attraverso la memoria. Il sistema onomastico cinese viene accuratamente spiegato ai lettori e fornisce un’idea delle sue caratteristiche culturali. Durante il racconto, l’evoluzione del protagonista si riflette nell’evoluzione dei suoi soprannomi, che rispecchiano sia la crescita personale che le sfide sociali incontrate lungo il percorso. Mentre il protagonista affronta conflitti tra le tradizioni confuciane e la propria doppia identità di migrante cinese in Italia, la narrazione descrive anche la sua ricerca rivolta a scoprire se stesso. Alla fine, l’autore individua la propria doppia natura impiegando l’atto di rinominazione come gesto simbolico di accettazione e integrazione.</p>Giulia Guzzo
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.924Le vie di "Dar Es Salam"
https://innt.it/innt/article/view/925
<p>Nella vita quotidiana, i nomi delle strade servono principalmente come ausili per gli spostamenti all’interno dell’<em>habitat</em> urbano. Esaminando i loro significati, possono essere descrittivi o raggruppati tematicamente. Di particolare interesse negli studi onomastici sono i nomi delle strade commemorativi, quelli che, in sostanza, mirano a evocare persone, luoghi o eventi ritenuti significativi per la società. Oltre alla loro semiotica, gli odonimi possono anche ricorrere in modo rilevante nelle opere letterarie, fungendo sia da semplice sfondo per la localizzazione della trama, sia influenzando attivamente lo svolgimento dei fatti. Questo è esemplificato in due romanzi: <em>La notte di Dar es Salaam</em> (2014) dell’autore tedesco Hermann Schulz e <em>Il libro dei segreti</em> (1994) dell’autore indiano-tanzaniano-canadese M. G. Vassanji. Entrambi i romanzi sono ambientati nella Dar es Salaam coloniale, e un’analisi comparativa può rivelare usi fra loro diversi dei nomi delle strade. Nel romanzo di Schulz, i nomi delle strade rafforzano il senso di disorientamento del protagonista, facendo assurgere le fermate lungo il percorso a punti focali narrativi. Queste fermate servono a creare uno spazio narrativo per gli eventi centrali. Al contrario, nel romanzo di Vassanji i nomi delle strade rappresentano un ambiente specifico in cui i personaggi, saldamente radicati nella realtà storica e socio-culturale di Dar es Salaam, trascorrono le loro vite.</p>Marie A. Rieger
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.925Una vita bucata
https://innt.it/innt/article/view/926
<p>: L’esplorazione dell’interazione tra nomi e memoria può rivelare quest’ultima come un’entità complessa, caratterizzata da vari movimenti, ognuno dei quali possiede qualità e traiettorie distinte (rappresentando diverse forme di memoria, mostrando quindi sia percorsi chiari sia, a volte, reti intricate). Allo stesso tempo, può fare luce sugli aspetti meno prevedibili di come i nomi funzionino all’interno delle opere letterarie. A tal proposito sono state proposte tre possibili connessioni tra nomi e memoria: il nome come ossessione, come testimonianza e come frammento di vita. Queste connessioni vengono esaminate negli scritti di tre autori (Emily Brontë, W.G. Sebald e Albert Camus) che provengono da contesti storici e culturali diversi. È importante sottolineare che queste tre categorie non si escludono a vicenda: piuttosto, delineano collettivamente i contorni di un percorso plausibile verso il futuro.</p>Luigi Sasso
Copyright (c) 2024 Luigi Sasso
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.926Onomastica e traduzione
https://innt.it/innt/article/view/927
<p>La traduzione dei nomi propri (NP) nelle opere letterarie presenta significative sfide teoriche e pratiche per i ricercatori. Questo articolo presenta lo studio di un caso focalizzato sull’analisi comparativa di 13 diverse traduzioni del poema nazionale lituano <em>Metai</em> (‘Le stagioni’) di Kristijonas Donelaitis, un testo fondamentale della letteratura lituana del XVIII secolo che ha profondamente influenzato lo sviluppo della lingua letteraria. Il poema è noto per l’ampio uso di nomi propri. In questo articolo viene proposta una tipologia di NP per l’analisi della traduzione, categorizzata in base a parametri come l’autorialità, l’intenzionalità, la trasparenza del NP nella lingua di origine e la presenza potenziale di equivalenti nella lingua di destinazione. I risultati indicano che le scelte dei traduttori, sebbene diverse, sono influenzate dal tipo di NP tradotto. L’efficacia di questo modello analitico potrebbe essere in futuro ulteriormente testata applicandolo lo stesso a traduzioni di altre opere letterarie.</p>Adriano Cerri
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.927I toponimi nelle ritraduzioni
https://innt.it/innt/article/view/928
<p>Il fatto che le storie di Tolkien fossero particolarmente ‘ispirate’ dal punto di vista della lingua risulta evidente non solo dalla meticolosa attenzione agli antropònimi e ai topònimi affinché questi possano garantire una completa descrizione dei personaggi o dei luoghi, ma anche dalla musicalità e dalla connessione che si instaura tra suono e oggetto nominato. I toponimi del <em>Signore degli Anelli</em> creano un mondo politico e geografico: le località, riprese e citate nelle varie lingue dei popoli della Terra di Mezzo, si riferiscono a una storia condivisa e rendono il mondo fittizio più vivido e reale. Per Tolkien, gli antroponimi e i toponimi erano così cruciali per la corretta esperienza del suo universo che egli stesso elaborò una guida per i traduttori. Considerato il suo <em>status</em> di studioso della letteratura classica, <em>Il Signore degli Anelli</em> ha subìto numerose ritraduzioni. Questo contributo mira a investigare la ritraduzione dei nomi di luogo esaminando le due versioni italiane: la prima di Vittoria Alliata e Quirino Principe, pubblicata nel 1970; la seconda di Ottavio Fatica, pubblicata tra il 2019 e il 2022. L’analisi contrastiva di questo contributo si propone di: 1) esplorare la diversa interpretazione introdotta attraverso i toponimi ritradotti; e 2) comprendere come i toponimi riflettano le strategie traduttive adottate nelle due traduzioni.</p>Eleonora Fois
Copyright (c) 2024 Eleonora Fois
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.928La traduzione degli antroponimi nelle versioni italiane del Pan Tadeusz di Adam Mickiewicz
https://innt.it/innt/article/view/929
<p>Questo articolo si concentra sulla traduzione del repertorio antroponimico dell’epopea nazionale polacca di Adam Mickiewicz, <em>Pan Tadeusz</em>. La ricerca esamina come i nomi propri e i soprannomi costituiscano elementi lessicali essenziali, svolgendo varie funzioni come la delineazione dei personaggi e la trasmissione di identità e valori culturali. L’obiettivo è mettere in luce le strategie impiegate nella traduzione di questi antroponimi, illustrando come esse influenzino la percezione del poema di Mickiewicz in Italia e riflettano le principali tendenze adottate nella traduzione onomastica all’interno del panorama letterario italiano contemporaneo.</p>Dario Prola
Copyright (c) 2024 Dario Prola
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.929Da Bombay a Parigi e Roma passando per Lourdes
https://innt.it/innt/article/view/930
<p>L’indiscutibile intraducibilità dei nomi propri rappresenta un criterio fondamentale per alcuni ricercatori (Manczak, Kleiber, ecc.). Quest’idea è stata oggetto di critiche in altri studi, specialmente negli studi sulla traduzione, nei quali si evidenzia che i nomi propri possono essere modificati in determinate circostanze. Con ‘modificazione’ si intendono traduzioni nel senso stretto del termine, ma anche integrazioni o spiegazioni tramite note a piè di pagina. Il mio corpus sarà composto da romanzi ‘post-coloniali’ scritti in inglese e tradotti in francese e italiano. Mi concentrerò sul ruolo culturale che i nomi propri giocano in questi romanzi, e sui nomi di marchio che contestualizzano i personaggi o le tematiche storiche.</p>Jean-Louis Vaxelaire
Copyright (c) 2024 Jean-Louis Vaxelaire
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.930In materia di nomi propri
https://innt.it/innt/article/view/931
<p>Quando si sono presi in considerazione i nomi propri, il focus tradizionale si è prevalentemente concentrato sul loro significato, mentre la composizione di questi nomi ha ricevuto meno attenzione. In sostanza, possiamo identificare due prospettive. In primo luogo, la materialità di un nome proprio si allinea con quella di altre forme linguistiche, che possono ascendere o discendere dalla funzione onomastica attraverso il mezzo dell’antonomasia. Tuttavia, in contesti specifici, l’aspetto materiale di un nome può assumere una significatività insolita. Ciò include considerazioni su aspetti oggettivi: l’organizzazione dei fonemi e dei suoni, la loro articolazione e ricezione uditiva; l’organizzazione di grafemi e tratti visivi su diversi supporti (come tessuti, cortecce, tele dipinte o impalcature urbane), che comprendono diverse esecuzioni stilistiche, tipografiche e calligrafiche, influenzando sia l’esecuzione sia la percezione visiva. Inoltre, i fenomeni comprendono la reinterpretazione di tali dati in nuove forme grafiche, uditive e linguistiche, caratterizzate da configurazioni, risemantizzazioni, trasformazioni e sostituzioni innovative. Ciò avviene attraverso tecniche come l’<em>interpretatio nominis</em>, l’anagrammatica, la rebussistica, la crittografia e gli pseudonimi. Tradizioni centenarie hanno inizialmente riacceso l’interesse per la materialità dei nomi, precedendo i contesti in cui questo fenomeno ha acquisito nuova rilevanza. Questi includono l’avvento nel XX secolo del <em>branding</em> (nomi come marchi) e la significatività delle firme cirografiche nell’era digitale. La rinascita della materialità inchiostrata all’interno dei nomi sembra segnalare la necessità, anche sotto il profilo legale, di stabilire nuove connessioni tra il testo e il corpo, costituendo a una sorta di biosemiotica del testo.</p>Stefano Bartezzaghi
Copyright (c) 2024 Stefano Bartezzaghi
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.931Sulla grafia dei prosoponimi fittizi in francese
https://innt.it/innt/article/view/932
<p>In francese, la trascrizione dei nomi propri è abbastanza complessa e permette di contribuire all’espressività dei nomi dei personaggi. Questo articolo esamina gli usi assiologici delle sottili sfumature ortografiche dell’onomastica nei romanzi del realismo (1830-1950). Analizza in particolare il prestigioso colore della <em>s</em> e della <em>y</em> nelle opere di Balzac e Proust. Infine, evidenzia come queste connotazioni grafemiche possano ancora essere osservate nei romanzi contemporanei, dove sono comunque imbevute di un tocco di ironia.</p>Yves Baudelle
Copyright (c) 2024 Yves Baudelle
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.932Odonimi e toponimi nella "Trilogia napoletana" di Carlo Bernari
https://innt.it/innt/article/view/933
<p>Il toponimo Speranzella nel romanzo di Carlo Bernari rappresenta la propensione dell’autore per titoli evocativi e simbolici, una tendenza osservata anche nelle sue altre opere all’interno della ‘Trilogia napoletana’. Questi titoli racchiudono la rappresentazione di Bernari di Napoli come il ‘paese delle anime’ piuttosto che solo ‘dell’anima’, enfatizzando così la sua importanza per tutti gli abitanti. Attraverso l’esplorazione di lettere inedite tra Bernari e il suo editore Vallecchi, vengono esaminate le discussioni riguardanti la scelta della copertina del romanzo, e ciò getta luce sul significato della menzione ripetuta e della personificazione di ‘Speranzella’ all’interno della narrazione. Inoltre, il romanzo <em>Vesuvio e Pane</em> è analizzato per comprendere le funzioni realistiche e al tempo stesso metaforiche dei nomi di luogo nell’opera letteraria di Bernari.</p>Paola Cantoni
Copyright (c) 2024 Paola Cantoni
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.933L’ambiguità onomastica nelle profezie medievali
https://innt.it/innt/article/view/934
<p>Nelle cronache redatte da Saba Malaspina, Bartolomeo di Neocastro e Nicolò Speciale, che dettagliano gli eventi nel Regno di Sicilia dopo la rivolta dei Vespri del 1282, emergono tre profezie. Queste profezie ruotano attorno alla morte di Federico II di Svevia ‘sub flore’, a quella di suo figlio Manfredi ‘sub Petra Roseti’ e alla conquista finale della Sicilia da parte di Roberto d’Angiò. Un’analisi approfondita di queste profezie rivela un meccanismo condiviso, basato su un’indicazione onomastica ambigua, che le rende intrinsecamente ingannevoli. Questi dati onomastici assumono quindi un ruolo cruciale all’interno della narrazione, fungendo da chiave indispensabile per l’interpretazione.</p>Pietro Colletta
Copyright (c) 2024 Pietro Colletta
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.934Cosmonimi
https://innt.it/innt/article/view/935
<p>Questo articolo esplora l’interazione tra denominazione, Tempo Profondo e Spazio Profondo (ovvero lo spaziotempo su scala cosmogeologica e da una prospettiva evolutiva) nelle ultime composizioni dei poeti italiani Bruno Galluccio, Antonella Anedda, Andrea De Alberti, Lorenzo Vilei, Luigi Severi e Franco Buffoni. Saranno esaminate le varie strategie utilizzate per evocare le profondità incomprensibili dello spaziotempo all’interno dei testi poetici: in primo luogo, il tema della resa all’innominabile (esplorato da Anedda e Galluccio), seguito dall’antropomorfizzazione dei processi evolutivi attraverso l’uso di nomi propri come Lucy e Luca (come si vede nelle opere di De Alberti e Vilei). Confrontando queste composizioni con altre raccolte di poesia contemporanea, identificherò un motivo ricorrente, riscontrabile nelle opere di De Alberti, Anedda, Galluccio e Enrico Testa (tutte pubblicate da Einaudi), caratterizzato da allitterazioni e dalla compressione del macroscopico nel microscopico, accentuata da vaste differenze di scala. Infine, evidenzierò un approccio distintivo: la personificazione dei corpi celesti e dei loro nomi (qui definiti come cosmonimi) da parte di Buffoni e Severi.</p>Samuele Fioravanti
Copyright (c) 2024 Samuele Fioravanti
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.935I nomi delle strade nella letteratura tedesca: gli inizi
https://innt.it/innt/article/view/936
<p>Sebbene i nomi delle strade siano presenti nelle principali città tedesche fin dal periodo dell’Alto Medioevo, non hanno trovato spazio nella letteratura narrativa tedesca fino alla fine del XVII secolo. Nel romanzo picaresco di Christian Reuter, <em>Schelmuffsky</em> (1696), i nomi delle strade di Amburgo vengono utilizzati per rendere autentiche le straordinarie avventure del protagonista. Allo stesso modo, E.T.A. Hoffmann ambienta i suoi racconti fantastici sullo sfondo di strade reali a Berlino, Dresda o Francoforte, stabilendo un modello per gran parte della letteratura fantastica. Tuttavia, egli introduce anche un uso innovativo dei veri nomi delle strade per denotare lo <em>status</em> socio-economico dei suoi personaggi. L’introduzione di nomi di strade inventati nel discorso letterario è avvenuta relativamente tardi. Questi nomi, intrisi di significati soto il profilo semantico o fonosimbolico, offrono sottili informazioni sulle condizioni socio-economiche degli abitanti.</p>Volker Kohlheim
Copyright (c) 2024 Volker Kohlheim
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.936Nomi e soprannomi letterari fonosimbolici
https://innt.it/innt/article/view/937
<p>Questo articolo si propone di esplorare un territorio relativamente inesplorato negli studi accademici: il campo dell’onomastica letteraria fonosimbolica. Esamina attentamente cento nomi e soprannomi che spaziano dal XVIII al XXI secolo attraverso diversi generi testuali, con un focus specifico su quelli presenti nel linguaggio o nei testi per bambini, nonché nelle varietà dialettali. L’obiettivo è stabilire un sistema di classificazione per i nomi e i soprannomi dei personaggi letterari, facilitando l’identificazione dei fattori motivazionali, dei meccanismi di formazione e delle strutture linguistiche predominanti in essi impiegati.</p>Andrea Riga
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.937Titoli in cerca di un testo
https://innt.it/innt/article/view/938
<p>Questo saggio esplora i meccanismi e le funzioni di una specifica categoria di titoli, quelli assegnati a opere inesistenti (<em>pseudobiblia</em>) o a testi solo pianificati, ma mai realizzati. Questi titoli mostrano una funzionalità marcatamente diversa e più intricata rispetto al semplice riferimento. Gli esempi esaminati spaziano attraverso varie epoche e contesti, dall’opera di Doni a quella di Leonardo Sciascia, dalla traduzione italiana di un romanzo di Philip Dick a <em>Se una notte d’inverno un viaggiatore</em> di Calvino, il tutto sullo sfondo del modello di Borges.</p>Leonardo Terrusi
Copyright (c) 2024 Leonardo Terrusi
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.938Nascondere e ironizzare all’ombra della Mole
https://innt.it/innt/article/view/939
<p>Nella Torino dei tardi anni Settanta, Fruttero e Lucentini hanno dipinto una città avvolta nell’oscurità, una metropoli invernale dove la neve sembra confondere i confini tra la vecchia, conservatrice e importante capitale dei Savoia e il crescente polo industriale del boom economico. Attraverso la lente critica e disillusa di questi due autori torinesi di nascita e di adozione è emerso un ricco tessuto di nomi e luoghi, in cui si mescolano realtà e invenzione per oscurare o mettere in evidenza, con un tocco inaspettato di ironia, il paesaggio urbano e i suoi abitanti. Il racconto dell’omicidio di un prete in una chiesa ha i tratti della commedia, soprattutto nell’astuta manipolazione dei nomi propri.</p>Silvia Corino Rovano
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.939Un nome e il suo contrario
https://innt.it/innt/article/view/940
<p>Nel romanzo <em>Les Larmes</em> (2016), Quignard esplora le origini della sua arte invocando i Giuramenti di Strasburgo, registrati nella cronaca del IX secolo di Nithard, e la Sequenza di Santa Eulalia, considerati rispettivamente i certificati di nascita della lingua e della letteratura francese. All’interno di una narrazione che mescola storia e finzione, dove i nomi riflettono la transizione dal latino al francese antico e le intersezioni di quest’ultimo con l’antico tedesco, l’anagramma onomastico formato dal nome di Nithard e Hartnid, il nome del fratello di cui parla appena, sembra non solo racchiudere temi ricorrenti nel romanzo e rivelare vari aspetti della poetica di Quignard, ma anche codificare la firma dell’autore nel testo attraverso la sua stessa scrittura.</p>Stefano Genetti
Copyright (c) 2024 Stefano Genetti
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.940Fantasie onomastiche nel carteggio Sciascia-Laterza
https://innt.it/innt/article/view/942
<p>Nel romanzo <em>Les Larmes</em> (2016), Quignard esplora le origini della sua arte invocando i Giuramenti di Strasburgo, registrati nella cronaca del IX secolo di Nithard, e la Sequenza di Santa Eulalia, considerati rispettivamente i certificati di nascita della lingua e della letteratura francese. All’interno di una narrazione che mescola storia e finzione, dove i nomi riflettono la transizione dal latino al francese antico e le intersezioni di quest’ultimo con l’antico tedesco, l’anagramma onomastico formato dal nome di Nithard e Hartnid, il nome del fratello di cui parla appena, sembra non solo racchiudere temi ricorrenti nel romanzo e rivelare vari aspetti della poetica di Quignard, ma anche codificare la firma dell’autore nel testo attraverso la sua stessa scrittura.</p>Antonio Iurilli
Copyright (c) 2024 Antonio Iurilli
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.942Geografie femminili
https://innt.it/innt/article/view/943
<p>Questo studio mira a esplorare la rappresentazione della dimensione femminile analizzando l’utilizzo dei nomi in contesti letterari e toponomimici. In particolare, l’adozione di pseudonimi nella letteratura di genere serve come mezzo di rafforzamento, permettendo alle scrittrici di affermare creativamente la propria esistenza oltre i vincoli della censura. Allo stesso modo, i toponimi femminili, frequentemente associati a paesaggi naturali come valli, grotte o sentieri, trasmettono un senso di emarginazione che sembra attenuarsi nell’ambito della devozione, in particolare con la presenza di santuari dedicati a donne sante.</p>Angela Daiana LangoneCristina Solimando
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.943L’importanza di chiamarsi Giovanni
https://innt.it/innt/article/view/944
<p>Il poemetto accusatorio di Giovanni Della Casa, <em>Sopra ‘l nome suo</em>, la risposta di Grazzini con <em>In lode di Giovanni</em> e il <em>Cicalamento ultimo</em> di Doni sulla Zucca, tutti questi scritti ruotano attorno al nome Giovanni. Nonostante la scarsa presenza dell’onomastica tra vari temi burleschi, l’emergere di tre testi dedicati interamente allo stesso nome in un breve arco temporale è degno di nota. È essenziale esplorare il significato dell’espressione ‘essere Giovanni’ durante i secoli XVI-XVIII e considerare le possibili sottotrame ‘serie’ dietro la natura apparentemente scherzosa di questi tre scritti.</p>Giorgio Masi
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.944Parole, opere e omissioni
https://innt.it/innt/article/view/945
<p>Questo studio esplora le tecniche onomaturgiche impiegate da Roger de Bussy-Rabutin per stimolare l’interesse interpretativo dei lettori e rivelare le vere identità nascoste dietro le persone fittizie nel suo romanzo satirico <em>Histoire amoureuse des Gaules</em> (1665). Queste tecniche comprendono elementi fonemici e grafemici occasionalmente intrecciati con allusioni intertestuali intricate e sofisticate.</p>Giorgio Sale
Copyright (c) 2024 Giorgio Sale
2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.945Nomi e fonti in "Julius Caesar"
https://innt.it/innt/article/view/946
<p>Le trame centrali delle opere di Shakespeare si basavano spesso in modo consistente su fonti primarie. Allo stesso tempo, egli rinominava non di rado i personaggi e ne aggiungeva altri per modificare i temi e le azioni delle trame di origine, specialmente nelle sue commedie. Nelle opere storiche invece e nelle tragedie aggiungeva di solito una quantità inferiore di personaggi. In questo studio si esamina pertanto l’uso meno pronunciato di nuovi nomi rispetto a quelli presenti nei testi sui quali Shakespeare si basa, un indicatore della sua propensione a fidarsi della veridicità delle fonti e della sua apparente presunzione del loro status non fittizio. In <em>Giulio Cesare</em> Shakespeare segue da vicino gli eventi descritti nei capitoli di Plutarco su Marco Bruto e Giulio Cesare nelle <em>Vite dei nobili Greci e Romani</em> (traduzione di North del 1579). Aggiunge nomi ripresi da altre fonti e ne conia alcuni di proprio pugno. Quindi, in <em>Giulio Cesare</em> si può riscontrare il tipico uso che Shakespeare fa dei nomi nelle opere storiche e nelle tragedie. Allo stesso tempo, egli utilizza maggiormente nomi di personaggi tratti dalla vita di Bruto di Plutarco rispetto a quelli presenti nelle vite di Giulio Cesare o Marco Antonio. Di conseguenza, la sua enfasi tematica poggia su Bruto e sul suo senso di ‘onore’ come forza tragica. È la prima grande tragedia di Shakespeare a caratterizzarsi per l’ironia che investe la virtù del protagonista.</p>Grant W. Smith
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2024-08-272024-08-2710.4454/iNnt.innt.v26.946Presentazione
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