il Nome nel testo. Rivista internazionale di onomastica letteraria
https://innt.it/innt
<p>Fondata nel 1999, “il Nome nel testo – Rivista internazionale di onomastica letteraria” (= iNnt) accoglie studi sulle caratteristiche e funzioni dei Nomi Propri (andronimi e toponimi) nelle opere letterarie, ma in genere nelle opere artistiche delle varie culture. Essa intende ovviare a una carenza nell’ambito dei periodici di onomastica, italiani e non, che hanno interessi prevalentemente linguistici. L’onomastica letteraria ha visto negli ultimi tempi una crescente attenzione degli studiosi, anche in rapporto con la fondazione a Pisa, alla fine del 1993, dell’associazione “Onomastica & Letteratura” (O&L), che organizza annualmente convegni a partire dal 1995. La rivista non è il periodico ufficiale di O&L, ma persegue gli stessi scopi ed è stata ideata e voluta per ospitare non solo i risultati degli studi presentati durante i convegni dell’associazione, ma anche quelli di altre ricerche onomastico-letterarie, relative a qualsiasi cultura, svolte in Italia e all'estero, senza preclusioni nei confronti di alcuna ideologia, metodologia critica o scuola. La rivista è così un luogo di convergenza e cooperazione tra linguisti e letterati, come quest’ambito disciplinare impone.</p> <p> </p> <p>“il Nome nel testo” esce con cadenza annuale. Lingue ufficiali sono, oltre all’italiano, il francese, l’inglese, lo spagnolo e il tedesco.</p>it-ITil Nome nel testo. Rivista internazionale di onomastica letteraria1591-7622La cultura greca arcaica, l'onomastica e l'origine delle idee sul linguaggio
https://innt.it/innt/article/view/978
Serena Mirto
Copyright (c) 2025 Serena Mirto
2025-10-012025-10-0127I nomi tra suono e figura: la lezione di Giovanni Pozzi
https://innt.it/innt/article/view/979
Luigi Sasso
Copyright (c) 2025 Luigi Sasso
2025-10-012025-10-0127Movimento onomastico dei 'pupi' nel romanzo "Le uova di drago" di Buttafuoco
https://innt.it/innt/article/view/954
<p>Nel romanzo <em>Le uova del drago</em> di Pietrangelo Buttafuoco (2005), il passaggio da un codice di scrittura teatrale — quello dei pupi, evocato dal sottotitolo <em>Una storia vera al teatro dei pupi</em> — a una narrazione di più ampio respiro comporta l’adattamento e la trasformazione dei nomi dei paladini di Francia e degli altri personaggi del ciclo carolingio, in relazione alla fase conclusiva della Seconda guerra mondiale. In particolare, l’arrivo degli Americani in Sicilia, evento storicamente associato alla liberazione dal fascismo, viene reinterpretato da Buttafuoco in una prospettiva non convenzionale: al posto della liberazione, egli propone la lettura dell’intervento alleato come occupazione americana. Al centro della vicenda pone così le sacche di “resistenza fascista” — le cosiddette “uova del drago” — osservate dall’interno attraverso la voce narrante della protagonista, la spia tedesca Eughenia Lenbach. Si assiste, dunque, a un dinamico spostamento onomastico: i nomi mutuati dall’epica si muovono in un continuo intreccio di piani temporali, dove spie, soldati, traditori e vittime si aggirano nella Sicilia del 1943–1947 come su un palcoscenico teatrale. Questo intervento si concentra sull’analisi del movimento onomastico di tre personaggi emblematici: Turi Orlando, Angelica La Bella ed Eughenia Lenbach.</p>Angelo Campanella
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.954Un nome in movimento nell’Europa in movimento: Orlando in Brandeburgo di Rosso di San Secondo
https://innt.it/innt/article/view/956
<p>Un romanzo concepito alla fine degli anni ’20 del XX secolo, scompare dalla bibliografia sansecondiana per lunghi anni: si tratta di <em>Orlando in Brandeburgo</em>. A volere questa <em>damnatio memoriae</em>, lo stesso autore. Infatti, il romanzo, nato nel periodo berlinese, in una Germania abbattuta moralmente dall’esito della I guerra mondiale, comprova la fede fascista del drammaturgo siciliano. Protagonista è un giovane emigrato di Giardini, Paoluccio Criscemi, che lungo il corso della narrazione prenderà lo pseudonimo di Pablo Granados, e che alla fine si trasformerà in un eroe della materia carolingia – Orlando, appunto – alla ricerca di una sua Angelica.</p>Marina Castiglione
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.956«Ma questa di mutar nomi, m’è nova!». Metamorfosi onomastiche in Brancaleone alle crociate (1970)
https://innt.it/innt/article/view/957
<p>Questo articolo esamina l’uso dei nomi propri nel film <em>Brancaleone alle crociate</em> (1970), diretto da Mario Monicelli, con particolare attenzione alle loro funzioni narrative e simboliche. Dopo una ricognizione preliminare di alcune pratiche onomastiche e della loro rilevanza contestuale, l’analisi si concentra sulla rappresentazione dei personaggi femminili, in particolare sulle trasformazioni onomastiche della Strega. Lo studio indaga i meccanismi di auto-denominazione e di eteronimia, traendo spunti interpretativi dal confronto tra la sceneggiatura originale e i dialoghi parlati nel film.</p>Mario Chichi
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.957Mutazioni di nomi propri in The Handmaid’s Tale e The Testaments: Trasformazioni letterarie e televisive
https://innt.it/innt/article/view/958
<p>Questo articolo analizza lo sviluppo e il significato dei nomi propri in <em>The Handmaid’s Tale</em> (1985) e <em>The Testaments</em> (2019) di Margaret Atwood e nel loro adattamento nella serie televisiva <em>The Handmaid’s Tale</em> (2017) di Bruce Miller. La ricerca indaga la funzione del nome come mezzo di controllo, costruzione dell’identità e ribellione nella società distopica di Gilead. Attraverso un’analisi comparativa dei romanzi e della serie televisiva, l’articolo evidenzia come le scelte onomastiche rafforzino i temi dell’oppressione, delle dinamiche di potere e dell’empowerment. Un’attenzione significativa è rivolta ai cambiamenti dei nomi di tre delle narratrici/protagoniste (Offred, Agnes Jemima e Baby Nicole) nei diversi media, dimostrando come queste alterazioni riflettano la narrazione ipertestuale e questioni tematiche.</p>Simonetta Falchi
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.958Ricusa delle proprie origini, autonominazione e varianti circostanziali. Il caso dell’umanista Giulio Pomponio Leto
https://innt.it/innt/article/view/959
<p>In questo intervento si analizzano per la prima volta la struttura e la possibile genesi del nome umanistico adottato dal celebre letterato lucano, discendente naturale della potente famiglia Sanseverino, ramo dei conti di Marsico. L’umanista fece uso costante di tale nome, probabilmente nel tentativo di celare pubblicamente le proprie origini aristocratiche. L’analisi si concentra su tre aspetti principali: la particolare formazione trinominale <em>Giulio Pomponio Leto</em>, di evidente ispirazione romana, in cui il primo elemento potrebbe conservare il nome di battesimo del Sanseverino; il gentilizio <em>Pomponio</em>, verosimilmente ispirato all’omonimo dedicatario di un’iscrizione del I secolo a.C., ancora visibile su un’edicola incastonata nella facciata della chiesa principale di Teggiano, paese natale dell’umanista, situata a pochi passi dal castello di famiglia; infine, la “mobilità” del terzo elemento, che, nella sua episodica sostituzione, sembra riflettere gli stati d’animo dell’uomo.</p>Maria Teresa Laneri
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.959Antroponimi e toponimi attraverso l’Europa. Dal Belfagor di Machiavelli al Belphegors Gifftermaal in primo danese moderno
https://innt.it/innt/article/view/960
<p>Lo scopo primario di questo lavoro è l’esame di alcuni tra i più significativi nomi di personaggi e luoghi presenti nel più antico adattamento danese della <em>Favola di Belfagor</em> di Niccolò Machiavelli. Da una parte, l’indagine evidenzia il ruolo fondamentale che i nomi hanno avuto nel processo di identificazione del percorso editoriale e traduttivo che dal racconto machiavelliano portò a questa versione in primo danese moderno. Dall’altra, offre approfondimenti linguistico-filologici rispetto ai nomi stessi, considerandoli nel più ampio contesto linguistico e culturale della Danimarca della prima modernità, tanto grazie all’osservazione delle caratteristiche specifiche del testo scandinavo, inclusi i suoi aspetti grafici e linguistici, quanto in un’ottica comparativa col testo italiano d’origine e i suoi intermediari.</p>Mauro Camiz
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.960La creazione dello spazio in alcune opere di Olga Tokarczuk
https://innt.it/innt/article/view/961
<p>Il viaggio costituisce un motivo fondamentale e ricorrente nella prosa di Olga Tokarczuk. È significativo notare come la scrittrice polacca, insignita del Premio Nobel, affronti spesso questo tema in modi che si discostano dalle rappresentazioni convenzionali. Nelle sue narrazioni, il viaggio si sviluppa non solo attraverso lo spazio geografico, ma anche all’interno delle dimensioni psicologiche o immaginative del protagonista e, per estensione, del lettore. Il presente articolo analizza il concetto di viaggio nell’opera di Tokarczuk, concentrandosi in particolare sul ruolo delle pratiche onomastiche—sia attraverso l’uso intenzionale dei nomi propri, sia, al contrario, mediante la loro deliberata omissione—sia nei testi originali polacchi sia nelle loro traduzioni in lingua inglese.</p>Magdalena GrafMarta Nowak
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.961La consapevolezza onomastico-linguistica di Plauto
https://innt.it/innt/article/view/962
<p>Plauto è uno degli autori più indagati dal punto di vista dell’onomastica, con numerosi studi sulle tipologie di personaggi, trasversali alle commedie, o sulle relazioni tra i personaggi all’interno di singole commedie: questo interesse è ispirato dalla struttura intrinseca di <em>nomina loquentia</em> (nomi parlanti) su basi greche, assegnati a protagonisti e comprimari delle sue commedie, struttura che i vari traduttori italiani cercano di riprodurre con esiti più o meno felici. Tuttavia, riflettendo sul nesso tra i nomi propri e la ‘questione della lingua’, si noterà come Plauto si distingua non solo per una scelta che caratterizza tutta la sua opera e il genere stesso della <em>palliata</em>, ma anche per alcune questioni in cui sembra emergere una specifica consapevolezza onomastico-linguistica, da inquadrare nel più ampio spettro di originalità espressiva che da sempre gli viene riconosciuta. L’articolo propone così una rassegna tramite <em>exempla</em> e <em>specimina</em> di luoghi significativi nelle commedie di Plauto, ed evidenzia la prospettiva da cui muove l’autore per rintracciare nel nome proprio nuove funzioni espressive e artistiche.</p>Patrizia Paradisi
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.962Nel segno di Arcimboldo: ritratti in veste onomastica del barocco portoghese
https://innt.it/innt/article/view/963
<p>I ritratti poetici, per lo più di donne, sono piuttosto comuni nella poesia portoghese del periodo barocco. Alcuni di questi testi sembrano trasporre nell’ambito della creazione letteraria la tecnica del pittore italiano Giuseppe Arcimboldo. In essi, infatti, le diverse parti del corpo sono sostituite da elementi di vario genere come fiori, gioielli o dolci. L’articolo affronta tre poesie che rappresentano un caso particolare all’interno della categoria menzionata. Si tratta, infatti, di testi in cui i vari dettagli anatomici sono sostituiti da elementi onomastici: antroponimi, titoli nobiliari o toponimi. A seconda dei casi, le giustapposizioni e le sostituzioni sono giustificate da giochi di parole che, basandosi sull’omonimia o sull’affinità fonica con parole di uso comune, si riferiscono alla forma, al colore o alle dimensioni della parte del corpo corrispondente.</p>Matteo Rei
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.963Pseudonimi ed eteronimi di scrittori romani
https://innt.it/innt/article/view/964
<p>Questo contributo analizza l’impiego di alcune strategie di mascheramento e occultamento dell’identità autoriale (<em>pseudonimia</em> ed <em>eteronimia</em>) nella letteratura romanesca. Vengono esaminati 214 nomi fittizi, rintracciati in antologie, cataloghi e repertori bibliografici di letteratura e poesia dialettale, nonché attraverso alcune ricerche nello <em>Schedario Lazio</em> della «Rivista di dialettologia italiana» e in <em>Google Books</em>. L’obiettivo è fornire una chiave di lettura complessiva del fenomeno, con particolare attenzione agli usi, alle strutture e alle funzioni degli pseudonimi e degli eteronimi raccolti.</p>Andrea Riga
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.964Ritorno all’interpretatio nominis? Strategie di nominazione in alcuni romanzi italiani recenti
https://innt.it/innt/article/view/965
<p>Il presente saggio rileva una costante enfasi metalinguistica sulle strategie onomastiche, nonché una vera e propria <em>interpretatio nominis</em>, nel romanzo <em>L’appello</em> (2020) di Alessandro D’Avenia. Tale fenomeno risulta attestato anche nel corpus dei vincitori del Premio Strega, in particolare in <em>Il Colibrì</em> di Sandro Veronesi (2019). Tra le possibili chiavi interpretative si annoverano: una dimensione simbolica attribuita ai nomi propri nella sensibilità contemporanea; la volontà di mettere in evidenza la struttura metanarrativa dell’opera; oppure una certa povertà stilistica accompagnata da un orientamento verso un lettore implicito privo di esperienza.</p> <p> </p>Leonardo Terrusi
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.965Nomi tra sovversione di genere e forma di resistenza in Lubiewo di Michał Witkowski
https://innt.it/innt/article/view/966
<p>Scopo di questo articolo è esaminare il repertorio antroponimico del romanzo di culto <em>Lubiewo</em> (2005) di Michał Witkowski. Basato su una combinazione di estetica <em>camp</em>, ironia e nostalgia per la Polonia socialista, il libro descrive una particolare comunità linguistica, una sottocultura <em>queer</em> pre-emancipatoria caratterizzata dall’uso di marcatori linguistici femminili riferiti agli uomini, inclusi pseudonimi e soprannomi femminili. Una panoramica del materiale onomastico presente nel romanzo mostra la presenza di un ricco inventario di nomi collettivi e individuali, nonché di denominazioni antonomastiche e intertestuali. Da un lato, questa pratica di ridenominazione tenta di sovvertire il binarismo di genere, dall’altro sembra agire come una forma di resistenza sia alla politica repressiva comunista sia all’omologazione identitaria risultante dal movimento di liberazione gay.</p> <p> </p>Alessandro Amenta
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.966Le donne di Petronilla: onomastica femminile nelle ricette di Amalia Moretti Foggia
https://innt.it/innt/article/view/967
<p>Amalia Moretti Foggia, pediatra, scrisse per «La Domenica del Corriere» e per altri periodici tra il 1926 e il 1947, adottando diversi pseudonimi a seconda del pubblico e dell’argomento trattato. Utilizzò lo pseudonimo maschile <em>Dott. Amal</em> per la rubrica medica, mentre <em>La massaia scrupolosa</em> e <em>Una mamma</em> furono impiegati per temi legati all’educazione domestica e alla cura dei bambini. Nella rubrica gastronomica «Tra i fornelli», lo pseudonimo <em>Petronilla</em> vivacizza la struttura rigida della ricetta grazie alla presenza di figure femminili, funzionali sia alla costruzione narrativa sia allo stile dialogico. L’onomastica gioca un ruolo significativo nella costruzione di una complicità di genere e nella fidelizzazione del pubblico femminile, a sostegno di un intento generale di verosimiglianza. I nomi utilizzati corrispondono spesso a donne reali, riflettono l’ambiente borghese dell’epoca e, in alcuni casi, presentano connotazioni diastratiche. Si rileva inoltre una preferenza per nomi legati a territori familiari all’autrice, tra cui compaiono anche i cosiddetti ‘nomi-ritratto’.</p> <p><em> </em></p>Paola Cantoni
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.967«To Live to the side of my name». Episodi di lateralizzazione onomastica nella letteratura recente
https://innt.it/innt/article/view/968
<p>Questo saggio introduce il concetto di <em>lateralizzazione onomastica</em> per indicare la dissociazione parziale tra il sé e il proprio nome. Prendendo le mosse da un’intervista a Judith Butler come punto di partenza teorico, lo studio indagherà le motivazioni e i meccanismi alla base di questo fenomeno, con particolare attenzione alle sue manifestazioni nella saggistica (Naomi Klein), nella narrativa (Sally Rooney) e nella poesia (Julia Serrano). Attraverso un’analisi comparativa, verranno messi in luce i vantaggi della lateralizzazione onomastica—nello specifico, la sua funzione nel favorire un’autonomia morale e affettiva rispetto alle responsabilità e alle offese proiettate sul proprio nome, anche quando esse siano erronee o arbitrarie. L’indagine si concentrerà successivamente sulla poesia italiana contemporanea (inclusi i lavori di Accerboni, Di Spigno, Fiori e Scialpi), con un’attenzione particolare alle dinamiche di genere e all’esperienza trans. Si sosterrà che l’esigenza di prendere le distanze in modo critico dal proprio nome—senza tuttavia rinunciarvi del tutto—deriva dalla tendenza degli antropònimi ad accumulare significati connotativi.</p>Samuele Fioravanti
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.968Declinazioni di genere in Célestine di Genlis
https://innt.it/innt/article/view/969
<p>La novella <em>Célestine </em>(1813) di Félicité de Genlis è una riscrittura laica della leggenda di santa Marina, una novizia vestita da ragazzo. Questo articolo si propone di esaminare le strategie onomastiche e di designazione messe in atto dall’autrice per rappresentare il personaggio androgino e garantirne la transizione di genere, dal femminile al maschile e di nuovo al femminile. Per una volta, grazie anche al contesto giocoso del finto diario <em>La Feuille</em>, in cui è inserita la novella, Genlis abbandona la sua immagine pubblica di fervente cattolica e moralista anti-illuminista per proporre un apologo ambiguo e al tempo stesso ingenuo e audace.</p>Fabio Vasarri
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.969Tre nomi per un seducente indiano e due romanzi per Ernesto Ferrero
https://innt.it/innt/article/view/970
<p>A metà degli anni Venti, il pubblico teatrale europeo fu travolto da una fascinazione collettiva per il richiamo esotico di terre lontane. Per alcune nobildonne, l’incontro con una compagnia itinerante di spettacoli indiani si trasformò in un coinvolgente intreccio con un artista della truffa tanto stravagante quanto calcolatore: il capo indiano Cervo Bianco. Dotato di fascino e del magnetico talento del narratore nato, sfruttò abilmente la loro generosa ospitalità e i lussuosi doni ricevuti. Alla fine fu denunciato, smascherato e condannato: la sua vicenda catturò l’attenzione dell’opinione pubblica, riempì le pagine dei giornali e si concretizzò in un corposo fascicolo processuale presso il Tribunale di Torino nel 1926. La storia colpì anche l’immaginazione del romanziere torinese Ernesto Ferrero, che la udì per la prima volta da bambino, raccontata dalla madre. L’impressione fu così profonda da spingerlo, anni dopo, a scrivere due romanzi ispirati al caso, pubblicati a circa vent’anni di distanza l’uno dall’altro: <em>Cervo Bianco</em> e <em>L’anno dell’Indiano</em>. In queste opere, il motivo del nome emerge come tema centrale—non solo come espediente di inganno, ma come simbolo di un’identità stratificata. I tre nomi dell’indiano, ciascuno in una lingua diversa, incarnano ed esaltano il fascino di un mondo sconosciuto, l’immagine idealizzata del “buon selvaggio” e l’enigma del narratore stesso. Attraverso le identità cangianti dell’impostore americano, Ferrero esplora la psiche complessa di una mente criminale—capace di intrecciare con abilità verità e illusione, racconto e manipolazione.</p>Silvia Corino Rovano
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.970Toponimi e antroponimi nella ricezione di Fierabras nelle isole britanniche: il Bruce di Barbour, Libro III, 435-462
https://innt.it/innt/article/view/971
<p>La vicenda di Fierabras è uno dei racconti del ciclo carolingio più diffusi nel Medioevo: nato come<em> chanson de geste</em> in Francia alla fine del XII secolo, fu rielaborato come <em>romance</em> e rifatto più volte in prosa in un’area che spazia dalla natia Francia alla penisola iberica all’Italia alle isole britanniche. Nel pur breve riassunto che se ne fa nel <em>Bruce</em> di John Barbour sono citati quasi tutti gli antroponimi e i toponimi più significativi del racconto; a volte tuttavia, essi si trovano a divergere per forma dalla tradizione francese più antica e anche in parte dalle rielaborazioni in anglo-normanno e inglese medio che Barbour doveva senz’altro conoscere. Tra gli antroponimi, solo i nomi del protagonista e del padre-avversario appaiono modificati; ma se per il nome dell’emiro si può parlare forse solo di una variante non significativa (<em>Balan</em> diventa <em>Lawyne</em>), il nome del protagonista (che nel riassunto barbouriano prende la forma <em>Ferambrace</em>) potrebbe invece essere una reinterpretazione in chiave descrittivo-metaforica del nome originario. </p>Valeria Di Clemente
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.971Il romanzo "I pionieri" di James Fenimore Cooper o il peso dei nomi
https://innt.it/innt/article/view/972
<p>Il romanzo <em>The Pioneers</em> (1823) di James Fenimore Cooper (1789–1851) è il primo dei cinque romanzi dell’autore in cui compare <em>Natty Bumppo</em>, alias <em>Leather-stocking</em> (<em>Calza di cuoio</em>). In <em>The Pioneers</em> è un vecchio e loquace uomo di frontiera; solo nei quattro romanzi successivi assumerà le proporzioni mitiche per cui è conosciuto. La trama centrale di <em>The Pioneers</em> ruota attorno al ritorno, sotto falso nome, di un eroe di nobile nascita, <em>Oliver Effingham</em>, per reclamare l’eredità che gli spetta, ora occupata da un apparente usurpatore, il giudice <em>Marmaduke Temple</em>. Il romanzo è ambientato nell’insediamento di frontiera fittizio di <em>Templeton</em>, evocazione della reale Cooperstown, fondata dal padre dello scrittore e luogo in cui James trascorse un’infanzia felice. Il romanzo è quindi ricco di dettagli ambientali e popolato da personaggi dai nomi ben calibrati. Ma Cooper non si limita a dare ai personaggi nomi adeguati dal punto di vista sociografico e personale: mostra anche come questi nomi vengano usati – il più delle volte in modo beffardo o denigratorio. Per alcuni personaggi, dunque, il nome proprio può diventare un autentico fardello.</p>Volker KohlheimRosa Kohlheim
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.972Com’è bella l’avventura... tra rocambolismi e tigrotti: nomi nella letteratura d’avventura dell’Ottocento presenti nella lessicografia italiana
https://innt.it/innt/article/view/973
<p>Il saggio esamina i nomi di alcuni personaggi (principali o secondari) di romanzi d’avventura pubblicati nell’Ottocento; nomi che, per popolarità o fama, hanno dato origine ad antonomasie tuttora in uso nella nostra lingua, tanto da essere registrati nei dizionari italiani. Nomi come <em>Rocambole</em>, il <em>Conte di Montecristo</em> o <em>Tartarino</em> si sono impressi nell’immaginario collettivo, determinando, a loro volta, la formazione di traduzioni ancora frequenti, spesso utilizzate in discorsi e articoli giornalistici. Alcuni di questi nomi hanno avuto vita breve e sono ormai diventati obsoleti, altri sono sorprendentemente assenti dai lessici, ma alcuni continuano, dopo oltre centocinquant’anni, a trovare un posto stabile e rilevante nelle pagine dei nostri dizionari.</p>Roberto Randaccio
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.973Avventure, lingue e sistemi onomastici
https://innt.it/innt/article/view/974
<p>Studi recenti dimostrano che i sistemi onomastici corrispondono a determinati generi letterari, ma è possibile giungere a questa conclusione anche nel caso del romanzo d’avventura? Per rispondere a questa domanda, prenderemo in esame romanzi che, pur presentando le caratteristiche del romanzo d’avventura, appartengono anche ad altri generi (<em>Ship of Magic</em> di Hobb, <em>Il Signore degli Anelli</em> di Tolkien e <em>L’Île du Point Némo</em> di Blas de Roblès). Analizzeremo inoltre le traduzioni di questi romanzi per verificare se il peso semantico dei nomi propri venga mantenuto anche in altre lingue. Mentre l’onomastica di Hobb si concentra sull’inglese, quella di Tolkien è concepita per valorizzare le lingue da lui create e rafforzare la credibilità del suo mondo immaginario; l’onomastica di Blas de Roblès, invece, ha una doppia funzione: indicare i continenti attraversati dagli eroi attraverso nomi di origini diverse e accentuare la dimensione parodica del racconto. In definitiva, ogni sistema onomastico ha una propria ragion d’essere e corrisponde al progetto dell’autore.</p>Jean-Louis VaxelaireMarine Verriest
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.974Turandot: come la pronunciava Puccini?
https://innt.it/innt/article/view/975
<p>A un secolo dalla composizione dell’ultima opera di Giacomo Puccini, <em>Turandot</em> (1926), riemerge il problema della corretta pronuncia di quel nome: gli studiosi più dotti vogliono ricondurla all’origine persiana <em>Tūrān-dukht</em>, con una chiara articolazione della <em>t</em> finale, mentre il pubblico più tradizionalista insiste nel pronunciarla senza la consonante conclusiva, per radicata abitudine. L’articolo accoglie le ragioni della pronuncia adottata dal compositore al momento della messa in musica del libretto, presentando fonti d’epoca che attestano l’uso di Puccini e dei suoi primi interpreti.</p>Marco BeghelliPierfilippo Baraldi
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.975Milan Majtán e gli inizi dell’onomastica letteraria in Slovacchia
https://innt.it/innt/article/view/976
<p>L’articolo analizza il rilevante contributo del linguista e onomasta slovacco Milan Majtán (1934–2018) nell’ambito dell’onomastica letteraria. Le basi teoriche e metodologiche da lui elaborate hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo degli studi sui nomi propri in ambito letterario in Slovacchia. In qualità di pioniere della disciplina, l’opera di Majtán ha costituito una fonte di ispirazione per successive generazioni di linguisti e studiosi della letteratura, favorendo l’ampliamento e l’approfondimento di questo settore di ricerca. Il contributo esamina le principali caratteristiche della sua produzione scientifica, soffermandosi in particolare sugli studi dedicati all’onomastica letteraria e sulle peculiarità dei nomi propri nelle opere degli autori slovacchi, così come individuate attraverso le sue analisi. In conclusione, si sottolinea come i contributi di Majtán all’onomastica letteraria siano stati oggetto di una riedizione nel volume <em>Štúdie z literárnej onomastiky</em> (“Studi di onomastica letteraria”), pubblicato in occasione del novantesimo anniversario della sua nascita.</p>Iveta ValentováMilan Harvalík
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2025-10-012025-10-012710.4454/iNnt.innt.v27.976Ricordo di Luigi Surdich e Giusi Baldissone
https://innt.it/innt/article/view/977
Luigi SassoDonatella Bremer
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2025-10-012025-10-0127